venerdì 16 febbraio 2007

'in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore'


eh eh.. a grande richiesta ieri ho visto Inland Empire, l'ultimo film di Lynch. Allora, allora. che dire.. cominciamo con un giudizio ultrapersonale: mi sono un po' stancata di questi film autoreferenziali e pseudo-originali. Vorrei veramente trovare qualcuno che mi convinca del contrario, del fatto che questi film di Lynch o più o meno simili di Lars von Trier valgono la pena di essere visti, anche perchè comincio a sentirmi un po' fuori dalla cultura underground..
Perchè io, mi ripeto, no c'ho trovato nulla che compensasse il fastidio di tutti quei primi piani su quelle facce americane tumefatte, in particolare quella antipaticissima della protagonista, che, per quanto espressiva, sarebbe perfetta solo per la campagna pubblicitaria di BurgerKing, di questa assurda moda kosturiziana dell'Esteuropa, grazie alla quale, con l'aiuto di qualche sottotitolo, si possono mascherare dei dialoghi che di per sè farebbero pena, di questa 'novità' della metaregia, a cui era già arrivato Fellini nel 1962, conducendola all'apoteosi e quindi alla lisi con '8 e 1/2', di quell'altra 'novità' della sovrapposizione fisiognomica comparsa già nella 'Morte a Venezia' di Mann, da cui Visconti. E soprattutto basta co' sta palla del gioco ad incastro, reso un po' più accettabile da una spruzzatina di horror onirico.
A voi la parola..

4 commenti:

Michele Casella ha detto...

Dato che fai un salto nel passato, non posso non consigliarti di approcciare Lynch in modo cronologico. Se Eraserhead mostrava giò molte delle componenti del suo cinema attuale (derivate sicuramente dalla visione di Un Cane Andaluso), con i primi lungometraggi Lynch si forma come autore sui generis. Film memorabili, ma che poco si discostano dal genus comune. Con Twin Peaks opera una netta cesura con il passato, arrivando poi a generare capolavori come Strade Perdute e Mulholland Drive. Con l'ultimo Inland Empire chiude decisamente un ciclo, portando lo spettatore ad un grado di empatia meta-narrativa che non ha eguali al giorno d'oggi. Il segreto è abbandonarsi. Come in Alice Nel Paese delle Meraviglie, ogni storia ha la sua morale, basta trovarla.

Anonimo ha detto...

Io non l'ho ancora visto, poi ti sapro' dire, sempre che riesca a vederlo...

silvia ha detto...

mmm.. ok poi come minimo, come succederebbe a me, ti prende il principio di contrapposizione e ti sembrerà il miglior film di Lynch! uhahahah..

Unknown ha detto...

Intanto la citazione di Battiato è fuori luogo, poi dare dell'imbecille a Lynch mi sembra un po' eccessivo visto che è il più grande cineasta vivente.
In ultimo il film è bellissimo.
Il resto lo trovi sui commenti del mio blog.
Ciao!

Casabuia