mercoledì 18 aprile 2007

Eugénie Grandet (1833)

Questo libro l'ho divorato in due giorni, contro la mia volontà. L'ho estremamente apprezzato per il momento di merda in cui mi trovo, quindi non do certamente un giudizio obiettivo. Ha tratti in generale eccessivi, anche espressionistici ed è questa la sua forza. La figura dell'avaro, papà Grandet, è a mio parere più carica e pregnante di quella di Molière.
Bello.
Alla fine ho pianto, ma questo solo perchè sono una distimica. (ed ero in bagno alle due di notte)
Così Eugénie, così come mi sento io:

"...Fino a allora si era perciò slanciata verso la felicità perdendo le proprie forze senza recuperarle. Nella vita morale, come nella vita fisica, esistono una inspirazione e una espirazione: l'anima ha bisogno di assorbire i sentimenti di un'altra anima, di assimilarli per restituirglieli più ricchi. Senza questo bel fenomeno umano, non c'è vita nel cuore; gli manca allora l'aria, soffre e deperisce."

Mentre lo stavo leggendo mi è venuto in mente un'episodio di Ally McBeal, nel quale la protagonista si sente dire: 'e perchè tu pensi di incontrare l'uomo della tua vita in libreria mentre sfogli un libro di Balzac??'
eh.
c'est la vie.
o, come scrive Balzac, così va il mondo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi dispiace per il brutto momento. L'illustrazione sul mio blog e' l'inizio di una poesia di Mimnermo, ti lascio il link sul mio blog cosi' te la leggi.