Giovanni Giani, L'attesa
Ti faccio uno squillo quando sono sotto casa, parto alle otto e un quarto.
Sono venti alle nove. La mia testa è appoggiata a lato della finestra, aperta. Sulla mattonella bianca e fresca del bagno. C'è ancora il sole, ma ormai sta calando dall'altra parte del palazzo. Solo il tetto del condominio di fronte è illuminato dal sole. Le infiorescenze bianche aleggiano nei metri cubi d'aria davanti a me. Guardo in basso. 3, 6, 9, forse 12 metri. Probabilmente un rimbalzo sulla lamiera di eternit ondulata del meccanico del primo piano. Sul mio libro di fisica delle superiori c'era la foto di un uomo e di una donna che dovevano toccare il pavimento con il naso, accovacciati sulle ginocchia e le braccia dietro la schiena. L'uomo cadeva in avanti, la donna no, perchè le donne hanno un baricentro più in basso.
Chissà dov'è il mio baricentro.
Gli spigoli del calorifero premono sul pube. Mi sembra che molto meno della metà del mio corpo sia trattenuta dal davanzale, non la testa.
Sul terrazzo della facciata di sinistra compare una donna in tuta nera. Non mi vede, sono immobile. Guarda furtivamente in basso poi scrolla la tovaglia con tutte le briciole. Attendo che se ne vada. Dopo un attimo esce di nuovo sulla terrazza.
Stacco la testa dalla parete. Non voglio avere una posa così malinconica. Muovo le labbra in un sorriso meccanico. Il mio umore è istantaneamente diverso, ma di poco. Lei tira fuori una scopetta e inizia a spazzare la sua terrazza delle briciole residue che volteggiano sul fondo del cortile.
Mi vede. Cerco di fissare lo sguardo alla mia altezza, non troppo in basso.
Me la immagino rispondere alla giornalista di Teletutto. Si si. Anche la settimana scorsa. Era sera. E' rimasta lì un'ora. Ferma lì. Fissava nel vuoto.
Attimi di gloria.
Sul terrazzo esattamente di fronte compare un'uomo. Ha una polo grigia e tiene in braccio un neonato. Che dorme.
Provo a immaginarmi la sensazione. E' come quando penso che mi stia abbracciando qualcuno, con le spalle larghe. Una sensazione che si irradia dal centro del torace.
Nel terrazzo poco più sotto un vietnamita tutto tatuato esce per raccogliere le sue scarpe da ginnastica bianche splendenti, appena lavate.
La donna adesso stende, fa finta di non vedermi.
Mi stacco dal davanzale. Mi guardo allo specchio e inizio a truccarmi.
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6 commenti:
Un bel pezzo, scritto con raggelante incisivita'.
Molto bello! Non hai bisogno di fare un corso di scrittura
Il popolo richiede a gran voce foto della truccatura dissimulante le tendenze suicide.
grazie..
giulio, una persona con tendenze suicide non ha lineamenti tanto diversi da una persona normale. per normale non intendo mara carfagna.
Complimenti! Mi è piaciuto davvero molto. In particolare il dettaglio dell'immagine sul libro di fisica e ciò che ne segue. Brava! Ivan
ciao Ivan, grazie
come va la tesi?
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