sabato 24 maggio 2008

Sous le pont Mirabeau coule la Seine...










Sotto Pont Mirabeau la Senna va
e i nostri amori potrò mai scordarlo
c'era sempre la gioia dopo gli affanni

Venga la notte suoni l'ora
i giorni vanno io non ancora

Le mani nelle mani restiamo faccia a faccia
e sotto il ponte delle nostre braccia
stanca degli eterni sguardi l'onda passa

Venga la notte suoni l'ora
i giorni vanno io non ancora

L'amore va come quell'acqua fugge
l'amore va come la vita è lenta
e come la speranza è violenta

Venga la notte suoni l'ora
i giorni vanno io non ancora

Passano i giorni e poi le settimane
ma non tornano amori nè passato
sotto Pont Miarbeau la senna va

Venga la notte suoni l'ora
i giorni vanno io non ancora

Guillaume Apollinaire
trad. Vittorio Sereni

Questa è roba che migliora la giornata. Anzi migliora la circolazione, il ricambio di ossigeno, l'agilità intestinale e la vascolarizzazione dell'iride, parola del professor Cannella.

martedì 13 maggio 2008

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Giovanni Giani, L'attesa

Ti faccio uno squillo quando sono sotto casa, parto alle otto e un quarto.

Sono venti alle nove. La mia testa è appoggiata a lato della finestra, aperta. Sulla mattonella bianca e fresca del bagno. C'è ancora il sole, ma ormai sta calando dall'altra parte del palazzo. Solo il tetto del condominio di fronte è illuminato dal sole. Le infiorescenze bianche aleggiano nei metri cubi d'aria davanti a me. Guardo in basso. 3, 6, 9, forse 12 metri. Probabilmente un rimbalzo sulla lamiera di eternit ondulata del meccanico del primo piano. Sul mio libro di fisica delle superiori c'era la foto di un uomo e di una donna che dovevano toccare il pavimento con il naso, accovacciati sulle ginocchia e le braccia dietro la schiena. L'uomo cadeva in avanti, la donna no, perchè le donne hanno un baricentro più in basso.
Chissà dov'è il mio baricentro.
Gli spigoli del calorifero premono sul pube. Mi sembra che molto meno della metà del mio corpo sia trattenuta dal davanzale, non la testa.
Sul terrazzo della facciata di sinistra compare una donna in tuta nera. Non mi vede, sono immobile. Guarda furtivamente in basso poi scrolla la tovaglia con tutte le briciole. Attendo che se ne vada. Dopo un attimo esce di nuovo sulla terrazza.
Stacco la testa dalla parete. Non voglio avere una posa così malinconica. Muovo le labbra in un sorriso meccanico. Il mio umore è istantaneamente diverso, ma di poco. Lei tira fuori una scopetta e inizia a spazzare la sua terrazza delle briciole residue che volteggiano sul fondo del cortile.
Mi vede. Cerco di fissare lo sguardo alla mia altezza, non troppo in basso.
Me la immagino rispondere alla giornalista di Teletutto. Si si. Anche la settimana scorsa. Era sera. E' rimasta lì un'ora. Ferma lì. Fissava nel vuoto.
Attimi di gloria.
Sul terrazzo esattamente di fronte compare un'uomo. Ha una polo grigia e tiene in braccio un neonato. Che dorme.
Provo a immaginarmi la sensazione. E' come quando penso che mi stia abbracciando qualcuno, con le spalle larghe. Una sensazione che si irradia dal centro del torace.
Nel terrazzo poco più sotto un vietnamita tutto tatuato esce per raccogliere le sue scarpe da ginnastica bianche splendenti, appena lavate.
La donna adesso stende, fa finta di non vedermi.
Mi stacco dal davanzale. Mi guardo allo specchio e inizio a truccarmi.

mercoledì 7 maggio 2008

Chi muore

Mirò in una foto di Ugo Mulas


A Ferrara in un bar-giardino un po' atipico sono capitata nell' Ode alla vita di Pablo Neruda scritta su un lastrone di ardesia.

Chi muore (Ode alla Vita)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia, chi non rischia e non cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i", piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non legge, chi non viaggia, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare, chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità...


(e vabbè...

p.s. il governo è pronto, è prontooO